Cocktail

Bevande nelle quali vengono mescolati ingredienti diversi, cercando di armonizzare in un gusto unico qualità e caratteristiche differenti. La parola Cocktail apparve per la prima volta nell’edizione del 16 maggio 1806 del “Balance and Columbian Repository” che ne dava la seguente definizione: “Cocktail is a stimulating liquor composed of spirits of any kind, sugar, water and bitters”, ovvero “bevanda stimolante, composta di diverse sostanze alcoliche alle quali viene aggiunto dello zucchero, acqua e amaro”.

La prima pubblicazione di una guida che includesse ricette di cocktail è datata 1862: How to Mix Drinks or The Bon Vivant’s Companion, del professor Jerry Thomas. Oltre alla lista delle solite bevande con mix di liquori, vi erano segnalate 10 ricette che erano denominate “Cocktails”.

L’ingrediente che differenziava in questo compendio i “cocktails” dalle altre bevande era l’uso degli amari, anche se questo tipo di ingrediente non si trova oramai quasi più nelle ricette moderne.

Durante il Proibizionismo negli USA (1919-1933), quando il consumo di alcool era illegale, i cocktail erano comunque bevuti negli “speakeasies”, delle vere e proprie bische sotterranee in cui si andava per infrangere la tanto odiata legge proibizionista. Durante questo periodo la qualità dei liquori era scadente rispetto ai periodi precedenti e per questo motivo, i baristi tendevano a mescolare i liquori con altri ingredienti.

Proprio a questo periodo si fanno risalire le prime vere raccolte di ricette per cocktail dell’era moderna, soprattutto in Europa, con le 900 “recettes de cocktail” di Torelli, barman parigino, del 1927 e il The Sailoy Cocktail (inglese) del 1931. Alla larga diffusione e al successo dei cocktail  contribuirono in  modo decisivo anche il cinema e la letteratura.

L’etimologia del termine cocktail non è chiara.

Esistono, tuttavia, diverse ipotesi sulla sua origine: potrebbe derivare dai termini inglesi cock (gallo) e tail (coda), nell’Italia fascista era stata anche adottata questa traduzione letterale, forse dovuta al fatto che verso il 1400 nelle campagne inglesi si bevesse una bevanda variopinta ispirata ai colori della coda del gallo da combattimento; potrebbe aver avuto origine dalla mistura alcolica “cock-ale”, una bevanda che veniva data ai galli nel XVIII secolo prima di farli combattere per accrescerne forza e ardore; potrebbe derivare dal termine francese “coquetier”, un contenitore francese per uova che veniva usato a New Orleans per servire liquori durante il XIX secolo; sempre legata al francese è un’altra ipotesi che farebbe derivare il termine moderno dalla parola “coquetel”, nome di un long drink nella zona di Bordeaux; potrebbe essere una distorsione dal latino aqua decocta, cioè acqua distillata; potrebbe infine derivare dalla leggenda che narra di una nave di ricchi inglesi che, approdando in Sud America, festeggiavano bevendo liquori europei e succhi tropicali mescolati con una colorata piuma di gallo.

Sono, invece, meglio conosciuti la nascita e lo sviluppo dei cocktail attraverso i secoli. Il primo esempio è individuato nella miscela “quirita”, una bevanda in uso presso i Romani, composta da vino cotto mescolato al miele. Questa rimase in auge per molti secoli, anche dopo la caduta dell’Impero Romano, fino a quando, alla corte di Francia guidata da Caterina dei Medici, si cominciò a mescolare il vino cotto con succhi di agrumi e a dare impulso allo sviluppo di nuove bevande medicinali costituite prevalentemente da miscugli di acquaviti ed erbe aromatiche.

Al cocktail nel senso moderno del termine si arrivò dunque attraverso l’evoluzione di bevande nate con finalità salutari, come aperitivi, digestivi, tonici, etc.